Pierre Casè ritorna ad esporre con successo a Venezia, una città che gli è stata “vicina” in un momento delicato della vita.
Sono passati infatti 4 anni dall’ importante mostra nella Chiesa di San Stae ed ora, al primo piano della Scuola Grande della Misericordia (sestiere Cannaregio) viene presentata, fino al 30 ottobre 2011 una notevole esposizione intitolata “Misteri del sotoportego”, interamente dedicata ad una delle caratteristiche architettoniche tipiche della città lagunare.
Come ci spiega l’artista, questa mostra nasce dalla riflessione e dallo sviluppo dell’esposizione precedente.
Dal gennaio al giugno 2007 Pierre Casè ha, infatti, soggiornato a Venezia come ospite della Fondazione Forberg-Castelforte. Durante questo periodo ha presentato l’esposizione “Mnemosine per Venezia”. Questo evento riguardava una tematica molto personale riferibile a un ictus che lo aveva colpito nel 1999. In quella particolare circostanza espositiva aveva presentato mille e quaranta Teste Arcaiche, quasi ad esorcizzare quel problema fisico e psichico che lo aveva precedentemente coinvolto.
Durante i sei mesi di permanenza Pierre Casè ha conosciuto una Venezia “diversa”, a “dimensione umana”, lontana da quella apprezzata e ricercata dai turisti. I contatti con la gente, la frequentazione di ambienti popolari, gli hanno permesso un’indagine culturale e artistica più consona alla sua realtà espressiva.
Come ci dice lui stesso “Dopo aver decantato la tematica delle teste arcaiche, durante questo mio peregrinare tra campielli e calli, calpestando segni pregni di vissuto, ho scoperto qualcosa di tipicamente veneziano che mi attraeva: i sotoporteghi, passaggi coperti, porticati, aperti per comodità sotto costruzioni private che permettono di accorciare i tragitti.
Questi anfratti normalmente molto oscuri forniscono la sensazione di varcare una soglia, di entrare nel cuore di un mistero e di provare un po’ di angoscia, di timore; ma in fondo vedi una luce, l’uscita, una speranza di vita. Inoltre ogni sotoportego porta un nome particolare. Quindi il tutto mi intrigava e ho censito sul luogo la bellezza di duecentoquaranta sotoporteghi, tanti ne esistono nei sestieri di Venezia.
Ho avuto inoltre la fortuna di trovare una riedizione del libro di Giuseppe Tassini intitolato Curiosità veneziane dove vengono descritti corti, calli, campielli, rami e i sotoporteghi con la loro storia. Tutti questi indizi mi hanno stimolato a trattare questo tema e a produrre venti sotoporteghi a mo’ di trittici.”
Un lavoro di passione e ricerca che lo ha totalmente coinvolto durante questi anni. Non potendo rappresentare tutti i 240 sotoporteghi recensiti, ha limitato la sua scelta rappresentativa a 20 sotoporteghi, a 20 luoghi di mistero, di simboli e di leggende.
Eccoci dunque ad ammirare le opere, al primo piano della Scuola Grande della Misericordia. Una splendida ed enorme sala in piena ristrutturazione, che, con gli affreschi della scuola del Veronese alle pareti, fa da magnifica ed involontaria scenografia per l’allestimento stesso della mostra.
I grandi lavori esposti (di cm 200x310 ciascuno), rappresentano perfettamente la dimensione del sotoportego. Le parti laterali sono composte da lamiere di metallo ossidato in modo che ognuna presenti una colorazione diversa. La parte centrale dell’opera tratta il tema scelto.
Le tre parti sono percorse da un architrave modulare che le sostiene visivamente. La composizione dell’architrave prende un ritmo sinuoso ad onda, quale riferimento ed omaggio all’acqua, elemento fondamentale per Venezia.
Nella parte centrale, oltre alla ricerca di forma e colore, troviamo una novità nel dire artistico di Pierre Casè, ossia l’inserimento di un oggetto reale che, iconograficamente, fa pensare e riporta al soggetto del sotoportego in questione.
Egli aggiunge “ogni sotoportego accoglie anche un simbolo religioso in omaggio al pensiero vigente in quell’epoca a Venezia. Inoltre, un altro simbolo, questa volta personale, inserito in ogni sotoportego è il filo di ferro spinato, emblema problematico delle tragedie quotidiane della nostra società. Il filo spinato, inventato tra l’altro da uno Svizzero, è un qualche cosa che dà fastidio, che non vogliamo vedere, che va tolto, smantellato e che, nonostante la ruggine, è duro da tagliare e di conseguenza da togliere”.
La poesia nasce dall’essenza più profonda del lavoro di Casè: i materiali rivivono tra le mani dell’artista che ama lavorare con cenere, asfalto, colla, metallo, e ruggine. Numerosi vecchi chiodi, forgiati a mano, ritrovano una nuova dimensione e si riappropriano dell’antico valore di un “sapere artigianale” oramai perduto, mentre i pigmenti si mescolano ad ingredienti quasi introvabili per diventare i colori di base dei misteriosi Sotoporteghi.
A questi 20 lavori di grande formato, si accompagna anche una teoria di 100 variazioni del Sotoportego del Cristo in formato ridotto (cm 30x30), singole opere che riassumono, in piccolo, la complessità dei temi racchiusa nelle opere maggiori.
Il percorso espositivo dei “Misteri del Sotoportego” è inoltre arricchito da diversi interventi dello scrittore veneziano Alberto Toso Fei, che ha composto, basandosi sulla storia, sulle leggende e sulle tradizioni di Venezia, diversi scorci letterari dall’antico sapore misterioso, che coinvolgono 10 dei 20 sotoporteghi rappresentati da Casè.
Appassionato studioso di storia e costume locale, Alberto Toso Fei ha infatti finalizzato durante gli anni le sue ricerche sulla tradizione orale e sui luoghi del racconto riguardante una Venezia segreta, curiosa e misteriosa.
I testi sono presenti anche nel bel catalogo dedicato alla mostra, edito da Skira, dove vengono presentate tutte le opere esposte, accompagnate inoltre da scritti di Luciano Caprile, Maurizio Ferraris, Graziano Martignoni, Michele Fazioli e Paola Piffaretti .
Assolutamente un evento da non perdere! Aymone Poletti
Dal 2 settembre fino al 30 ottobre
Pierre Casè “Misteri del sotoportego”
Scuola Grande della Misericordia
Venezia
Orario: 10.00-18.00 Lunedì chiuso
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