venerdì 15 giugno 2018

NON SOLO BIENNALE • 1


Un consiglio per chi si recasse con scopi culturali a Venezia in questo periodo: non c’è solo la Biennale!
Chiaramente non si può che andare fieri del Padiglione Svizzero: ricordo, infatti, che Eduardo Souto de Moura e il Padiglione Svizzero si sono aggiudicati i Leoni d’Oro per il miglior progetto e padiglione in mostra.
Ma per la Biennale di Architettura 2018 avete tutto il tempo… infatti dura fino a novembre!
Il discorso di apertura del Presidente Paolo Baratta e il commento finale di Kenneth Frampton, (che ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera), hanno chiarito i presupposti inerenti la selezione dei vincitori: il primo ha insistito sul ruolo cruciale della Biennale nel campo di battaglia della cultura e comunicazione dell’architettura contemporanea, usando parole quali “battaglia”, “armi” e “guerrieri”, mentre Frampton ha fatto notare come il concetto di freespace e quello di “desiderio” non dovrebbero mai essere separati.
Ma della Biennale si scriverà in un altro post …

Ritorniamo al nostro “presente veneziano”. Nel caldo torrido di questa estate appena iniziata, consiglio per esempio l’imperdibile mostra alla Fondazione Querini Stampalia: “Bellini e Mantegna, capolavori a confronto”. Se non volete dover andare a Londra ad ottobre per recuperare questa mancanza, in Fondazione ammirerete un confronto che consentirà di osservare le opere per la prima volta l’una a fianco all'altra.
„È Affascinante, per un profano, cercare le differenze tra le due Presentazioni di Gesù al Tempio, l'una di mano di Giovanni Bellini, l'altra di Andrea Mantegna. 
"Ma sarebbe sbagliato - chiarisce Giovanni Carlo Federico Villa, co-curatore dell’esposizione - immaginarli l'uno accanto all’altro intenti a dipingere questo medesimo soggetto. Certo il cartone, la cui realizzazione richiedeva un enorme virtuosismo artistico, “stregò sia l'uno sia l'altro, ma ricordiamo che oltre una decina di anni, separa i due capolavori”.
"È l'effetto - sottolinea Marigusta Lazzari, che dell'istituzione veneziana è il Direttore dal 2011 - di una di quelle alchimie che di tanto in tanto si verificano nella storia. Nel nostro caso, l'impossibile è diventato possibile nel dipanarsi della complessa trattativa che ci ha portato a concedere il prestito del nostro Bellini alla grande mostra su Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, che il 1 ottobre 2018 aprirà alla National Gallery di Londra per poi trasferirsi alla Gemäldegalerie di Berlino il 1 marzo 2019. Il raffronto tra le due Presentazioni al Tempio sarà uno dei cardini di queste mostre.“



L’eccezionale esposizione temporanea, con un allestimento ideato da Mario Botta, è visitabile solo fino al 1. Luglio e vale decisamente lo spostamento.
E non solo, il pianterreno e il Giardino concepito dall’architetto Carlo Scarpa, ( progettato in modo che ad ogni stagione vi siano odori e colori sempre diversi) la mostra permanente dedicata alla Famiglia Stampalia (notevole, tra le altre, la sala Gabriel Bella nella quale, grazie alle vedute dello stesso pittore, entriamo nella vera Venezia del ‘700 dove sono protagoniste le scene di vita pubblica, dai cerimoniali doganali al carnevale, dalla Sensa alle regate, dai teatri al Casinò) e un’altra esposizione riservata alle opere provenienti dalla Fornace Cirva di Marseille ( questa solo fino al 24 giugno) ci portano a scoprire uno splendido edificio, carico di fascino e restaurato a partire dal 2000 e aperto al pubblico nel 2006.
Sala dopo sala, negli storici ambienti, c’è l'emozione di entrare nell'universo di una delle più potenti e illustri famiglie veneziane. È un mondo di storia, cultura, e meraviglia quello che attende i visitatori della Fondazione, in un'atmosfera unica com'è quella della Venezia autentica.


Un’altra visita da non perdere, questa fino al 23 luglio, è quella da fare a Palazzo Fortuny.
Vi troviamo due mostre: una dedicata a Mušic, intitolata “La stanza di Zurigo: omaggio a Zoran Mušic” e una dedicata invece alla “Collezione Merlini”.

Ma andiamo con ordine: nel 1949 Zoran Mušic (Bocavizza, 1909 – Venezia, 2005) ricevette, da parte delle sorelle Charlotte e Nelly Dornacher, l’incarico di decorare il seminterrato della loro villa a Zollikon, nei pressi di Zurigo. L’insieme doveva costituire un esempio di “opera d’arte totale”: oltre alle pitture su intonaco, tela di lino e juta, l’artista disegnò i motivi decorativi ricamati sulle tende e sulla tovaglia che ornavano la sala. Alcuni mobili, seppure non progettati da lui, furono scelti con il suo accordo a completamento dello spazio destinato a riunioni conviviali.
Un complesso lavoro portato a termine dai suoi allievi, restituisce finalmente al pubblico la “stanza di Zoran”, ricomposta ora a Palazzo Fortuny come elemento centrale di una mostra-omaggio al suo autore. I tanti motivi profusi da Mušic in quest’opera – di una ricchezza quasi vertiginosa – costituiscono infatti, nel loro complesso, una sorta di summa iconografica della produzione artistica di quegli anni: dai motivi dalmati di donne a cavallo, col parasole, agli asinelli e cavallini nel paesaggio roccioso o danzanti nel vuoto; dai traghetti affollati di cavalli o bovini alle fasce decorative a losanghe, righe, volute, tondi o scandole; dai volti incorniciati e ieratici che ricordano Campigli a un ritratto “iconico” di Ida allo specchio e al proprio autoritratto. E poi le vedute di Venezia: le cupole e la facciata della Basilica, Palazzo Ducale, balaustre, archi, i portici della piazza, il Bacino di San Marco, San Giorgio, la Dogana, i bragozzi. Un’ampia e accurata selezione di opere e schizzi realizzati tra il 1947 e il 1953, provenienti da collezioni private e dall’archivio dell’artista, completa il percorso espositivo.



Un’altra mostra, sempre a Palazzo Fortuny, che si dirama sui 2 stupendi piani dello stabile si intitola “una collezione italiana: opere dalla collezione Merlini”. Anche questa da non perdere!
Non si erano infatti mai viste prima le opere della collezione Merlini, una tra le migliori e complete dedicate al ‘900 italiano. Un'esposizione molto interessante, non solo per la proposta artistica, ma anche per il lavoro curatoriale realizzato da Daniela Ferretti e Francesco Poli che hanno messo a punto un percorso positivamente in sintonia con lo sguardo del collezionista stesso, in relazione agli spazi espositivi: Merlini dialoga con Fortuny.



I temi del collezionismo, le ragioni e le passioni sottese alla nascita di una raccolta privata sono al centro della mostra.Per Walter Benjamin ogni collezione è sempre sospesa tra i due opposti “poli” di ordine e disordine, ed è la figura del collezionista che le dà senso, e non tanto gli oggetti che la formano. La collezione Merlini costituita da scultura, disegni e, soprattutto, pittura, spazia attenendosi con rare eccezioni all’arte italiana, a tutto il Novecento fin dai primi decenni, con opere che risalgono al momento fondante dell’esperienza del moderno – disegni di Amedeo Modigliani, dipinti di Filippo de Pisis e poi lavori di Adolfo Wildt, Giorgio de Chirico, Gillo Dorfles, Alberto Savinio, Mario Sironi, Gino Severini, Giorgio Morandi, Massimo Campigli – fino all’astrattismo italiano o all’informale con importanti opere di Mario Radice, Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Dorazio, Roberto Crippa, Alfredo Chighine. La raccolta offre, quindi, una panoramica molto ampia dell’arte italiana del XX secolo e nel contempo invita a una sostanziale domanda: quali energie spingono a perseverare nell’impresa collezionistica? Quali curiosità intellettuali, quali incontri casuali orientano le scelte, contribuendo a dare a ogni collezione una propria fisionomia e spingendo a renderla fruibile al pubblico?

Merlini ha iniziato ad acquistare opere d’arte negli anni ‘60/’70, sviluppando il suo interesse da un lato verso i grandi protagonisti ormai storicizzati del ‘900, e dall’altro verso le tendenze del dopoguerra, con un’attenzione costante anche agli sviluppi più attuali.
Al Fortuny non è esposta l'intera collezione, che supera i 400 pezzi, ma i curatori hanno cercato di offrire un fil rouge di assoluto rilievo, in sintonia con lo spirito del collezionista, in una prospettiva di lettura inedita, determinata anche dalle affascinanti e peculiari caratteristiche degli ambienti del museo. 
Cosa aspettate ?
Aymone Poletti 



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