Tragedie nucleari, fragilità estetiche e decadente realtà.
La vulnerabilità del pianeta è ancora una volta il tema cardine delle mostre all’Hangar Bicocca, che ha nei giorni scorsi inaugurato la sua quarta e ultima puntata.
Un progetto a cura della curatrice Chiara Bertola che coinvolge da oltre un anno nomi tra i più prestigiosi dell’arte contemporanea internazionale sul tema dell’ambiente, della natura e delle sue manipolazioni.
Un tema che sarà anche oggetto di un workshop che vede protagonisti gli studenti dei Licei Artistici e degli Istituti d’arte di Milano e delle Province di Milano e di Monza-Brianza.
Nuovi percorsi di riflessione sul compiersi dell’arte e della cultura sono stati promossi dal Liceo artistico Boccioni in collaborazione con HangarBicocca per il Premio_Lab Boccioni 2011, che vedrà esposte da domani le opere vincitrici.
Passando alla mostra vera e propria, questa edizione vede esposti i progetti di un nuovo gruppo di artisti negli immensi spazi di Fondazione Hangar Bicocca: trattasi per l’esattezza, di Ackroyd & Harvey, Mario Airò, Stefano Arienti, Massimo Bartolini, Stefano Boccalini, Ludovica Carbotta, Alice Cattaneo, Elisabetta Di Maggio, Rä di Martino, Bruna Esposito, Yona Friedman, Carlos Garaicoa, Alberto Garutti, Gelitin, Nicolò Lombardi, Mona Hatoum, Invernomuto, Kimsooja, Christiane Löhr, Marcellvs L., Margherita Morgantin, Ermanno Olmi, Roman Ondák, Hans Op De Beeck, Adele Prosdocimi, Remo Salvadori, Alberto Tadiello, Pascale Marthine Tayou, Nico Vascellari, Nari Ward, Franz West.
Gli artisti hanno eseguito opere cosiddette "site specific" ovvero progettate appositamente per il luogo e sul tema indicato dal curatore, utilizzando ovviamente tutti i linguaggi.
"L’ultima suggestione di Terre Vulnerabili - spiega Chiara Bertola - è anche la metafora di un’intera e lunga mostra leggibile come un processo ciclico in cui gli eventi si susseguono uno come conseguenza dell’altro."
Si gioca anche con le suggestioni e le evocazioni.
Sempre secondo Bertola "È veramente una esperienza difficile perché questa mostra, racconta anche le dinamiche di un gruppo di lavoro ed il processo che è richiesto per arrivare all’opera finale; in essa rivela la sua forza, perché è l’elemento che crea l’istante distruttivo, la frattura, aprendo una nuova fase e una diversa possibilità di sviluppo e di senso."
Parzialmente tratto da "ilgiornale.it" - 25 maggio
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