A Parma il
“Giappone segreto. Capolavori della Fotografia dell'800"
Fino al 5
giugno, a Parma si riscoprono oltre
140 fotografie originali, realizzate a cavallo tra il XIX e XX secolo da grandi
interpreti nipponici ed europei che - in particolare nella scuola di
Yokohama - dettero vita a un insolito connubio tra arte fotografica occidentale
e maestria dei pittori locali
Antiche
armature di samurai, maschere del teatro classico, splendidi kimono, scene di
vita quotidiana, vedute di villaggi e città, castelli o scenari marini o
fluviali, gli incanti di un Giappone ancora sconosciuto.
L'importante
esposizione, che celebra il recente accordo tra Parma e la Prefettura di Kagawa
(prefettura giapponese di circa 1,8 milioni di abitanti, sull'isola di Shikoku) , è stata ideata in
occasione del 150esimo anniversario della firma del Trattato di Amicizia e di
Commercio tra Italia e Giappone.
Una
tradizione di scambi e vicinanza culturale di cui del resto la città emiliana
ha memoria fin dal lungo viaggio compiuto da Enrico II di Borbone
(fratello dell'ultimo regnante del Ducato di Parma, Roberto I) tra il 1887 e il
1889 e dal quale tornò con un'enorme collezione di opere d'arte giapponesi.
Accompagnato dalla moglie Adelgonda di Braganza, figlia del re Michele del Portogallo,
riuscì a portare una tale mole di oggetti d'arte da costituire il patrimonio
originario da cui, nel 1925, è scaturito il Museo d'Arte Orientale di Venezia.
La
rassegna, realizzata col patrocinio del comune di Parma e prodotta da
GAmm Giunti, è stata curata da Marco Fagioli e da Francesco Paolo Campione,
direttore del Museo delle Culture di Lugano, nel quale è custodita la
straordinaria raccolta della Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone di
Zurigo.
Le opere
selezionate riguardano, appunto, il periodo che va dal 1860 e al 1910,
quando in Giappone prese vita questa particolare collaborazione tra fotografi
occidentali e pittori del luogo, eredi di un'antica e raffinata tradizione,
capaci di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici in
carta all'albumina.
I
risultati artistici di tale incontro sono ancora oggi (e la mostra lo
testimonia), di una sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati così
verosimili da non riuscire a distinguerli dalle moderne immagini stampate a colori. Come
ai tempi del Grand Tour, la produzione di simili opere d'arte rispondeva alle
esigenze dei viaggiatori occidentali, (i cosiddetti contemporanei
'globetrotter'), di portare con loro il ricordo di un paese tanto lontano ed
esotico, che però la modernizzazione forzata stava rapidamente trasformando in
una nazione industriale.
Ecco
quindi che il percorso espositivo ruota proprio intorno ai capolavori della
scuola di Yokohama ( per un breve approfondimento consigliamo la pagina blog
http://glob-arts.blogspot.ch/2014/01/la-fotografia-giapponese-la-scuola-di.html
) e a quelle esperienze di viaggio, per poi snodarsi in un itinerario
tematico che si addentra al Giappone segreto. Oltre a tre nuclei di
grande rilievo, costituiti da otto preziosi album-souvenir con le copertine in
lacca, 20 rare carte de visite, 12 stampe xilografiche policrome dei migliori
maestri dell'ukiyo-e quali Hokusai, Hiroshige e Utamaro, le immagini
fotografiche svelano dunque le suggestioni di coraggiosi percorsi lungo le
strade del Giappone, attraverso vedute dall'alto di paesi e città, villaggi,
castelli, scenari marini e fluviali, ponti, canali e imbarcazioni.
Centrale
è il concetto del dominio della natura con la rappresentazione del paesaggio e
di una natura educati dalla cultura, mentre la vita quotidiana è raccontata
da scene rurali e ritratti di contadini, interni delle case, gente al
lavoro. Non manca un'ampia panoramica del mondo dell'arte che immortala momenti
di teatro, musica e danza, nonché della religione e della ritualità, attraverso
funzioni e cerimoniali. L'esotismo inoltre si prende
la sua
parte nei ritratti di alcuni dei personaggi tipici della cultura giapponese del
tempo, quali i samurai, i kendoka, i lottatori di sumo, i tatuati.
Chiude
idealmente la mostra la sezione dedicata all'immagine della donna, grazie alla
quale si possono cogliere le coordinate ideologiche di un modello idealizzato
di bellezza femminile asiatica che si è imposta, alle soglie del nuovo secolo,
attraverso una sorta di cliché, destinato a durare a lungo nel tempo.
Fino al 5
giugno
Parma,
palazzo del governatore
Orari:
martedì-venerdì 10-18; sabato, domenica e festivi 10-20. Lunedì chiuso.
Info: 0521
218889
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