domenica 10 febbraio 2013

Un nuovo "Enigma della modernità" a Zurigo: Raumwelten



La fortunata mostra "Enigma della modernità" promossa dal gruppo Visarte Ticino e Visarte Zurigo grazie al prezioso sostegno del m.a.x. museo e dello SpazioOfficina di Chiasso (Svizzera) si sposta per la sua seconda ed ultima tappa nella città di Zwingli.

"Enigma della modernità", è infatti un complesso progetto espositivo curato dalla direttrice dott. Nicoletta Cavadini, da Guido Magnaguagno, da Francine Mury e da Aymone Poletti, che si avvale per questa occasione anche del supporto di Rolf Müller, curatore del Museo Bärengasse, luogo espositivo designato per l’appuntamento zurighese. 

Sono esposte opere di Guy Bettini, Elisabeth Eberle, Aglaia Haritz, Rosina Kuhn, Nici Jost, Penelope M. Mackworth-Praed, Hektor Mamet, Laura Solari, Myriam Thyes, Maya Vonmoos eTeres Wydler.

Come è nato questo progetto espositivo?
Il progetto è stato avviato nel 2011, con l’invito degli artisti selezionati dai presidenti di Visarte Ticino e Visarte Zurigo e la produzione delle prime opere, per poi concretizzarsi con la prima tappa espositiva in primavera 2012 in concomitanza con l’importante mostra al m.a.x. museo “il tiepolo nero“.
Attraverso la ricerca di ipotizzabili “aenigmi” è stato chiesto agli artisti di  presentare opere contemporanee che fossero in grado di rivelare, mediante la loro forte capacità creativa, possibili interpretazioni del criptico titolo “enigma della modernità”. Inizialmente il Centro Culturale di Chiasso, diretto dalla dott. Nicoletta Cavadini ha offerto gli spazi in Ticino a Visarte Ticino e Visarte Zurigo, creando una forma di “gemellaggio d’arte”.
Penelope M. Mackworth-Praed - global firmament 2012
immagine Gianluigi Susinno
La mostra parte dunque dal progetto iniziale, presentato a Chiasso, per svilupparsi come fosse una seconda pelle, aderendo alle peculiarità spaziali del secondo museo, più piccolo e di articolazione complessa, in antitesi con la generosità volumetrica dello spazioOfficina.

La dott. Nicoletta Ossanna Cavadini introduceva così la tematica iniziale della mostra.
“I temi d’indagine che offre l’opera di Tiepolo “pittore della luce”, come è stato più volte definito, sono molteplici: dalla creazione di un mondo meraviglioso attraverso spazi sconfinati ed illusionistici alla fantasia e creatività compositi- va più sfrenata, dall’ironia del grottesco e del beffardo alle sensazioni di elusività, dal sovrannaturale al capriccio, dall’esoterico alla comprensibile ricerca stravagante della varietà. (…)”
Questa nuova mostra nasce per sviluppare un discorso diverso, incentrato sull’artista monocentrista ed il luogo e non più sulla capacità del confronto come lo era stato, nella prima visione dell’esposizione, con gli altri artisti e con l’opera del Tiepolo.

Come scrive in proposito il dott. Guido Magnaguagno, curatore della mostra per Visarte Zurigo, “A partire da Tiepolo, la scelta degli artisti contemporanei segue l’esplorazione dello spazio; dall’architettura e dagli affreschi di Tiepolo fino nell’Universo tra micro e macrocosmo.
Dai tempi di Tiepolo sia nel campo delle scienze naturali, in particolare nella fisica quantistica, ma anche nel campo delle tecnologie artistiche, sono state fatte scoperte innovative che hanno ampliato enormemente le forme di espressione dell’arte che, grazie ai nuovi mezzi, si sono concretizzate in nuove forme e concetti espositivi quali i film, i video e l’arte “informatica”.
Come ponte tra i due mondi, viene presentata una parafrasi di Tiepolo dipinta da Rosina Kuhn (artista che vive tra Chiasso e Zurigo), durante un suo giovanile lungo soggiorno di studio a Venezia.

“Enigma della modernità - (fase due)” cambia di nome: “Raumwelten” (mondi fatti da spazi – mondi spaziali) e si riferisce dunque agli spazi presenti nelle diverse stanze del museo, rivoluzionando il tema iniziale e proponendo nuove opere esposte, in dialogo con le pareti (spesso difficili) del Museo Bärengasse .
Un esperimento riuscito, di legame tra due culture e tra diverse interpretazioni.
Chi ha avuto la fortuna di vedere la mostra a Chiasso, potrà comprendere ancora di più la nuova esposizione zurighese apprezzandone il percorso di sintesi e di fusione con la precedente: gli artisti hanno modificato le loro creazioni, evolvendo sul filo tematico richiesto, rimanendo contemporaneamente fedeli alla genesi del progetto.

Ne esce un doppio appuntamento di riflessione sull’evolvere dell’arte contemporanea.

Riprendendo il testo dell’arch. Aymone Poletti possiamo quindi concludere:
“(…)Gli accostamenti diventano fattori di richiamo per le opere e metafore del nostro vivere.
 Luce e buio, tessuti nati dall’attualità quotidiana, oggetti decontestualizzati e volumi dalle affinità mutevoli si sovrappongono per dare vita ad un percorso introspettivo che il pubblico deve affrontare. I linguaggi sono ripresi e sviluppati attorno al tema del codice, dell’analisi e del dubbio al riguardo di tutto quello che ci circonda. I nuovi mezzi di comunicazione diventano i sostegni per la composizione artistica contemporanea e vengono spesso sfruttati nelle opere per descrivere un mondo in piena rivoluzione. 
La fine di un periodo comporta l’inizio di una nuova epoca ... 
Una rinascita, dunque, sia strutturale sia espressiva quale preambolo alla domanda sul futuro della nostra società e sul divenire del nostro essere. 

Quale è la morale di tutto questo? Dove ci porterà il consumo indiscriminato di immagini, di energie, di oggetti e di risorse? Quelli che viviamo oggigiorno sono tempi di crisi intellettuale... Riceviamo inequivocabilmente numerosi segnali che dovrebbero portarci a riflettere sull’analfabetismo culturale che ci affligge e che lentamente ci divora.
Che cosa può fare l’arte per noi? Che cosa possiamo fare noi per l’arte? Se non è questo un enigma da risolvere...”

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