La
fortunata mostra "Enigma della modernità" promossa dal gruppo Visarte
Ticino e Visarte Zurigo grazie al prezioso sostegno del m.a.x. museo e dello
SpazioOfficina di Chiasso (Svizzera) si sposta per la sua seconda ed ultima
tappa nella città di Zwingli.
"Enigma
della modernità", è infatti un complesso progetto espositivo curato dalla
direttrice dott. Nicoletta Cavadini, da Guido Magnaguagno, da Francine Mury e
da Aymone Poletti, che si avvale per questa occasione anche del supporto di
Rolf Müller, curatore del Museo Bärengasse, luogo espositivo designato per l’appuntamento
zurighese.
Sono esposte opere di Guy Bettini, Elisabeth Eberle, Aglaia
Haritz, Rosina Kuhn, Nici Jost, Penelope M. Mackworth-Praed, Hektor Mamet,
Laura Solari, Myriam Thyes, Maya Vonmoos eTeres Wydler.
Come è
nato questo progetto espositivo?
Il progetto è stato avviato nel 2011, con l’invito degli artisti
selezionati dai presidenti di Visarte Ticino e Visarte Zurigo e la produzione
delle prime opere, per poi concretizzarsi con la prima tappa espositiva in primavera
2012 in concomitanza con l’importante mostra al m.a.x. museo “il tiepolo nero“.
Attraverso la ricerca di ipotizzabili “aenigmi” è stato chiesto agli
artisti di presentare opere
contemporanee che fossero in grado di rivelare, mediante la loro forte capacità
creativa, possibili interpretazioni del criptico titolo “enigma della
modernità”. Inizialmente il Centro Culturale di Chiasso, diretto dalla dott.
Nicoletta Cavadini ha offerto gli spazi in Ticino a Visarte Ticino e Visarte
Zurigo, creando una forma di “gemellaggio d’arte”.
Penelope M. Mackworth-Praed - global firmament 2012 immagine Gianluigi Susinno |
La
mostra parte dunque dal progetto iniziale, presentato a Chiasso, per
svilupparsi come fosse una seconda pelle, aderendo alle peculiarità spaziali
del secondo museo, più piccolo e di articolazione complessa, in antitesi con la
generosità volumetrica dello spazioOfficina.
La dott. Nicoletta Ossanna Cavadini introduceva così la tematica
iniziale della mostra.
“I temi d’indagine che offre
l’opera di Tiepolo “pittore della luce”, come è stato più volte definito, sono
molteplici: dalla creazione di un mondo meraviglioso attraverso spazi
sconfinati ed illusionistici alla fantasia e creatività compositi- va più
sfrenata, dall’ironia del grottesco e del beffardo alle sensazioni di elusività,
dal sovrannaturale al capriccio, dall’esoterico alla comprensibile ricerca
stravagante della varietà. (…)”
Questa
nuova mostra nasce per sviluppare un discorso diverso, incentrato sull’artista
monocentrista ed il luogo e non più sulla capacità del confronto come lo era
stato, nella prima visione dell’esposizione, con gli altri artisti e con
l’opera del Tiepolo.
Come scrive in proposito il dott. Guido
Magnaguagno, curatore della mostra per Visarte Zurigo, “A partire da Tiepolo, la scelta
degli artisti contemporanei segue l’esplorazione dello spazio;
dall’architettura e dagli affreschi di Tiepolo fino
nell’Universo tra micro e macrocosmo.
Dai
tempi di Tiepolo sia nel campo delle scienze naturali, in particolare nella
fisica quantistica, ma anche nel campo delle tecnologie artistiche, sono state
fatte scoperte innovative che hanno ampliato enormemente le forme di
espressione dell’arte che, grazie ai nuovi mezzi, si sono concretizzate in
nuove forme e concetti espositivi quali i film, i video e l’arte “informatica”.
Come ponte
tra i due mondi, viene presentata una parafrasi di Tiepolo dipinta da Rosina
Kuhn (artista che vive tra Chiasso e Zurigo), durante un suo giovanile lungo
soggiorno di studio a Venezia.“
“Enigma
della modernità - (fase due)” cambia di nome: “Raumwelten” (mondi fatti da
spazi – mondi spaziali) e si riferisce dunque agli spazi presenti nelle diverse
stanze del museo, rivoluzionando il tema iniziale e proponendo nuove opere
esposte, in dialogo con le pareti (spesso difficili) del Museo Bärengasse .
Un
esperimento riuscito, di legame tra due culture e tra diverse interpretazioni.
Chi ha
avuto la fortuna di vedere la mostra a Chiasso, potrà comprendere ancora di più
la nuova esposizione zurighese apprezzandone il percorso di sintesi e di
fusione con la precedente: gli artisti hanno modificato le loro creazioni,
evolvendo sul filo tematico richiesto, rimanendo contemporaneamente fedeli alla
genesi del progetto.
Ne esce
un doppio appuntamento di riflessione sull’evolvere dell’arte contemporanea.
Riprendendo
il testo dell’arch. Aymone Poletti possiamo quindi concludere:
“(…)Gli accostamenti diventano fattori di
richiamo per le opere e metafore del nostro vivere.
Luce e buio, tessuti nati
dall’attualità quotidiana, oggetti decontestualizzati e volumi dalle affinità
mutevoli si sovrappongono per dare vita ad un percorso introspettivo che il
pubblico deve affrontare. I linguaggi sono ripresi e sviluppati
attorno al tema del codice, dell’analisi e del dubbio al riguardo di tutto
quello che ci circonda. I nuovi mezzi di comunicazione diventano i sostegni per
la composizione artistica contemporanea e vengono spesso sfruttati nelle opere
per descrivere un mondo in piena rivoluzione.
La fine di un periodo comporta l’inizio di una nuova epoca ... Una rinascita, dunque, sia strutturale sia espressiva quale preambolo alla domanda sul futuro della nostra società e sul divenire del nostro essere.
Quale è la morale di tutto questo? Dove ci porterà il consumo indiscriminato di immagini, di energie, di oggetti e di risorse? Quelli che viviamo oggigiorno sono tempi di crisi intellettuale... Riceviamo inequivocabilmente numerosi segnali che dovrebbero portarci a riflettere sull’analfabetismo culturale che ci affligge e che lentamente ci divora.
La fine di un periodo comporta l’inizio di una nuova epoca ... Una rinascita, dunque, sia strutturale sia espressiva quale preambolo alla domanda sul futuro della nostra società e sul divenire del nostro essere.
Quale è la morale di tutto questo? Dove ci porterà il consumo indiscriminato di immagini, di energie, di oggetti e di risorse? Quelli che viviamo oggigiorno sono tempi di crisi intellettuale... Riceviamo inequivocabilmente numerosi segnali che dovrebbero portarci a riflettere sull’analfabetismo culturale che ci affligge e che lentamente ci divora.
Che cosa può fare l’arte per noi?
Che cosa possiamo fare noi per l’arte? Se non è questo un enigma da risolvere...”
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