Un consiglio per chi si recasse con
scopi culturali a Venezia in questo periodo: non c’è solo la Biennale!
Chiaramente non si può che andare
fieri del Padiglione Svizzero: ricordo, infatti, che Eduardo Souto de Moura e
il Padiglione Svizzero si sono aggiudicati i Leoni d’Oro per il miglior
progetto e padiglione in mostra.
Ma per la Biennale di Architettura
2018 avete tutto il tempo… infatti dura fino a novembre!
Il discorso di apertura del
Presidente Paolo Baratta e il commento finale di Kenneth Frampton, (che ha
ricevuto il Leone d’Oro alla carriera), hanno chiarito i presupposti inerenti la
selezione dei vincitori: il primo ha insistito sul ruolo cruciale della
Biennale nel campo di battaglia della cultura e comunicazione dell’architettura
contemporanea, usando parole quali “battaglia”, “armi” e “guerrieri”, mentre
Frampton ha fatto notare come il concetto di freespace e quello di “desiderio” non dovrebbero mai
essere separati.
Ma della Biennale si scriverà in un
altro post …
Ritorniamo al nostro “presente
veneziano”. Nel caldo torrido di questa estate appena iniziata, consiglio per
esempio l’imperdibile mostra alla Fondazione
Querini Stampalia: “Bellini e Mantegna, capolavori a confronto”. Se non volete dover andare a Londra ad
ottobre per recuperare questa mancanza, in Fondazione ammirerete un confronto
che consentirà di osservare le opere per la prima volta l’una a fianco
all'altra.
„È Affascinante, per un profano,
cercare le differenze tra le due “Presentazioni di Gesù al Tempio”, l'una di mano di Giovanni
Bellini, l'altra di Andrea Mantegna.
"Ma sarebbe
sbagliato - chiarisce Giovanni Carlo Federico Villa, co-curatore dell’esposizione
- immaginarli l'uno accanto all’altro intenti a dipingere questo
medesimo soggetto. Certo il cartone, la cui realizzazione richiedeva un enorme
virtuosismo artistico, “stregò sia l'uno sia l'altro, ma ricordiamo che oltre una
decina di anni, separa i due capolavori”.
"È l'effetto -
sottolinea Marigusta Lazzari, che dell'istituzione veneziana è il Direttore dal
2011 - di una di quelle alchimie che di tanto in tanto si verificano nella
storia. Nel nostro caso, l'impossibile è diventato possibile nel dipanarsi
della complessa trattativa che ci ha portato a concedere il prestito del nostro
Bellini alla grande mostra su Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, che il 1
ottobre 2018 aprirà alla National Gallery di Londra per poi trasferirsi alla
Gemäldegalerie di Berlino il 1 marzo 2019. Il raffronto tra le due
Presentazioni al Tempio sarà uno dei cardini di queste mostre.“
L’eccezionale esposizione
temporanea, con un allestimento ideato da Mario Botta, è visitabile solo fino
al 1. Luglio e vale decisamente lo spostamento.
E non solo, il pianterreno e il
Giardino concepito dall’architetto Carlo Scarpa, ( progettato in modo che ad
ogni stagione vi siano odori e colori sempre diversi) la mostra permanente
dedicata alla Famiglia Stampalia (notevole, tra le altre, la sala Gabriel Bella
nella quale, grazie alle vedute dello stesso pittore, entriamo nella vera
Venezia del ‘700 dove sono protagoniste le scene di vita pubblica, dai
cerimoniali doganali al carnevale, dalla Sensa alle regate, dai teatri al
Casinò) e un’altra esposizione riservata alle opere provenienti dalla Fornace
Cirva di Marseille ( questa solo fino al 24 giugno) ci portano a scoprire uno
splendido edificio, carico di fascino e restaurato a partire dal 2000 e aperto
al pubblico nel 2006.
Sala dopo sala, negli storici
ambienti, c’è l'emozione di entrare nell'universo di una delle più potenti e
illustri famiglie veneziane. È un mondo di storia, cultura, e meraviglia quello
che attende i visitatori della Fondazione, in un'atmosfera unica com'è quella
della Venezia autentica.
Un’altra visita da non perdere,
questa fino al 23 luglio, è quella da fare a Palazzo Fortuny.
Vi troviamo due mostre: una dedicata
a Mušic, intitolata “La stanza di Zurigo: omaggio a Zoran Mušic” e una dedicata
invece alla “Collezione Merlini”.
Ma andiamo con ordine: nel 1949
Zoran Mušic (Bocavizza, 1909 – Venezia, 2005) ricevette, da parte delle sorelle
Charlotte e Nelly Dornacher, l’incarico di decorare il seminterrato della loro
villa a Zollikon, nei pressi di Zurigo. L’insieme doveva costituire un esempio
di “opera d’arte totale”: oltre alle pitture su intonaco, tela di lino e juta,
l’artista disegnò i motivi decorativi ricamati sulle tende e sulla tovaglia che
ornavano la sala. Alcuni mobili, seppure non progettati da lui, furono scelti
con il suo accordo a completamento dello spazio destinato a riunioni conviviali.
Un complesso lavoro portato a
termine dai suoi allievi, restituisce finalmente al pubblico la “stanza di
Zoran”, ricomposta ora a Palazzo Fortuny come elemento centrale di una
mostra-omaggio al suo autore. I tanti motivi profusi da Mušic in quest’opera –
di una ricchezza quasi vertiginosa – costituiscono infatti, nel loro complesso,
una sorta di summa iconografica della produzione artistica di quegli anni: dai
motivi dalmati di donne a cavallo, col parasole, agli asinelli e cavallini nel
paesaggio roccioso o danzanti nel vuoto; dai traghetti affollati di cavalli o
bovini alle fasce decorative a losanghe, righe, volute, tondi o scandole; dai
volti incorniciati e ieratici che ricordano Campigli a un ritratto “iconico” di
Ida allo specchio e al proprio autoritratto. E poi le vedute di Venezia: le
cupole e la facciata della Basilica, Palazzo Ducale, balaustre, archi, i
portici della piazza, il Bacino di San Marco, San Giorgio, la Dogana, i
bragozzi. Un’ampia e accurata selezione di opere e schizzi realizzati tra il
1947 e il 1953, provenienti da collezioni private e dall’archivio dell’artista,
completa il percorso espositivo.
Un’altra mostra, sempre a Palazzo
Fortuny, che si dirama sui 2 stupendi piani dello stabile si intitola “una collezione
italiana: opere dalla collezione Merlini”. Anche questa da non perdere!
Non si erano infatti mai viste prima
le opere della collezione Merlini,
una tra le migliori e complete dedicate al ‘900 italiano. Un'esposizione molto interessante, non solo per la
proposta artistica, ma anche per il lavoro curatoriale realizzato da Daniela Ferretti e Francesco Poli che
hanno messo a punto un percorso positivamente in sintonia con lo sguardo del
collezionista stesso, in relazione agli spazi espositivi: Merlini dialoga con Fortuny.
I temi del collezionismo, le ragioni
e le passioni sottese alla nascita di una raccolta privata sono al centro della
mostra.Per Walter Benjamin ogni collezione è sempre sospesa tra i due opposti
“poli” di ordine e disordine, ed è la figura del collezionista che le dà senso,
e non tanto gli oggetti che la formano. La collezione Merlini costituita da
scultura, disegni e, soprattutto, pittura, spazia attenendosi con rare
eccezioni all’arte italiana, a tutto il Novecento fin dai primi decenni, con
opere che risalgono al momento fondante dell’esperienza del moderno – disegni
di Amedeo Modigliani, dipinti di Filippo de Pisis e poi lavori di Adolfo Wildt,
Giorgio de Chirico, Gillo Dorfles, Alberto Savinio, Mario Sironi, Gino
Severini, Giorgio Morandi, Massimo Campigli – fino all’astrattismo italiano o
all’informale con importanti opere di Mario Radice, Lucio Fontana, Alberto
Burri, Piero Dorazio, Roberto Crippa, Alfredo Chighine. La raccolta offre, quindi,
una panoramica molto ampia dell’arte italiana del XX secolo e nel contempo
invita a una sostanziale domanda: quali energie spingono a perseverare
nell’impresa collezionistica? Quali curiosità intellettuali, quali incontri
casuali orientano le scelte, contribuendo a dare a ogni collezione una propria
fisionomia e spingendo a renderla fruibile al pubblico?
Merlini ha iniziato ad
acquistare opere d’arte negli anni ‘60/’70, sviluppando il suo interesse da un lato verso i grandi protagonisti ormai
storicizzati del ‘900, e dall’altro verso le tendenze del dopoguerra, con
un’attenzione costante anche agli sviluppi più attuali.
Al Fortuny non è esposta
l'intera collezione, che supera i 400 pezzi, ma i curatori hanno cercato di
offrire un fil rouge di assoluto rilievo, in sintonia con lo spirito del
collezionista, in una prospettiva di lettura inedita, determinata anche dalle
affascinanti e peculiari caratteristiche degli ambienti del museo.
Cosa aspettate ?
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