martedì 11 dicembre 2012

Non si vive di soli clichés (o forse sì?)

Si è conclusa anche quest'anno art basel miami.

Che cosa possiamo dedurre dalla scena artistica attuale? Che nella giungla dell'arte si muovono esperti geni della finanza e dell'autopromozione e che gli artisti o i collezionisti di stampo romanitico sono alquanto démodés? È meglio essere o apparire?

Citiamo un interessante spunto di articolo pubblicato su marieclaire.it che con acume (e magari giocando un po' sui luoghi comuni ) riesce con leggerezza a dare l'idea di quello che vogliamo esprimere (per leggerlo nella sua integrità e vedere alcune immagini andare al link
http://www.marieclaire.it/Attualita/Reportage-personaggi-Art-Basel-Miami-2012 )

"Nella lussureggiante flora di Miami abbiamo isolato e studiato le diverse specie di fauna (umana) sbarcate all'11ma edizione di Art Basel Miami Beach, (...)

Show Blitz .
Continua ad avverarsi la profezia di Andy Warhol “ognuno ha diritto al suo quarto d'ora di celebrità”. Al vip desk di Art Basel Miami Beach c'è più folla che al banco del cocomeraio in un giorno di canicola romana. E questo ti porta a due considerazioni.
Prima: caspita quante Very Important Person qui ad Art Basel Miami.
Seconda: caspita ma ci sono solo vip, dall'altra parte non c'è quasi nessuno.
Da qui la deduzione, di una logica stringente e aristotelica: dove sta la vera élite? E infatti c'è chi ha la faccia da “ma io sono very important non devo mai aspettare”, chi si guarda intorno compiaciuto di essere nella coda giusta, chi si è rotolato nell'armadio di casa cosparso di colla vinilica ed è uscito vestito con quello che gli si è appiccicato addosso. Chi ha studiato l'”outfit” maniacalmente: bombetta fluo, calzoncini e bretelle. Ma c'è anche chi è una star davvero. Tra gli stand si aggiravano Uma Thurman, Charlize Theron, Paz de la Huerta, Pharrel Williams, P. Diddy, Kanye West, Hana Nitsche e Russell Simmons. Oltre ai magnati dell'industria, bancari e immobiliaristi in cerca di investimenti milionari e sicuri.

La famiglia performance.
Il papà ricco e collezionista che gira insieme ai figli creati a sua immagine e somiglianza, avanzano in branco con incedere sicuro. I suoi cuccioli sono due maschi: stesso taglio, stesso colore di capelli, occhi, stessi vestiti ma declinati in scala colore, stesso sguardo da squaletti (nani) della finanza. O i piccoli Paperon de Paperoni, mini art dealer che a cinque anni si calano nei panni di giovani investitori e guardano interessati tele surrealiste e foto avanguardiste.

Artisti e partyisti. Davanti a favolose tele di artisti della diaspora africana, massiccia presenza quest'anno negli stand delle gallerie si accalcano schiere di collezionisti tedeschi, spagnoli, francesi, italiani, arabi e cinesi; mentre qualcuno attacca il mondo dell’arte dicendo che le somme impressionanti di denaro spese per le opere ne influenzano il giudizio e il significato. Nel frattempo hipster, wannabe, starlette, fashionisti, sessant'enni gonfie di silicone si fanno una scaletta dei party e beach club con “people watching” a cui non mancare. E nella cinque giorni d'ordinaria follia l'arte diventa un accessorio da esibire tra hummer, gossip e party. "

Appuntamento dunque all'anno prossimo !

Nessun commento:

Posta un commento